Intervista ad Alessandro Tognon, autore dell’opera “Carbone. Storia di un’anima errante”.
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06/06/2024 | Bookpress
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Alessandro Tognon (Venezia, 1970) è uno scrittore e un architetto, interessato in particolare ai temi urbani e alle complessità della città europea contemporanea. “Carbone. Storia di un'anima errante” (Il Poligrafo, 2022) è il suo primo romanzo.
«Di cosa parla il tuo romanzo d'esordio “Carbone. Storia di un'anima errante”?»
Il libro narra la storia di Peter, un uomo costretto a crescere troppo in fretta per dover affrontare le vicissitudini e le tragedie che involontariamente gli si riversano contro.
«Uno dei punti cardine della narrazione risiede in un evento storico che ha stravolto l'Italia degli anni Ottanta e che, individualmente, ha colpito il protagonista dell'opera, Peter, quando era solo un bambino, causandogli un trauma che si rifletterà pesantemente sulla sua vita di adulto. Nel romanzo intrecci sapientemente la dimensione universale con quella privata, aprendo parentesi ben circoscritte nel tempo, e in ordine cronologico sparso, sull'esistenza di un uomo che deve fare i conti con un'opprimente presenza oscura. La storia raccontata è totalmente frutto di immaginazione o vi sono dei riferimenti autobiografici?»
Credo che quella tragedia non vada mai dimenticata, in memoria delle sfortunate persone che erano presenti quel giorno, in un posto dove una resa dei conti vigliacca e terrorista interessò la loro vita e indirettamente influenzò negativamente anche quella di molte altre tra cui appunto il protagonista del libro. Aver scritto in prima persona tutta la storia penso aiuti in episodi come questo a calarsi maggiormente all'interno di certe angosce del protagonista. Quell'accadimento non viene svelato subito perché mi interessava più sottolineare le conseguenze di quel fatto piuttosto che il fatto stesso; inoltre credo che svelare alcuni episodi di un racconto mischiandone le date, generi una sensazione come di sospensione mista a della curiosità nel lettore. Molti hanno apprezzato questa strategia narrativa.
In merito alla questione tra una dimensione universale e una più privata, si potrebbe fare un'analogia con l'architettura: noi questo lo chiamiamo “salto di scala” che invita noi progettisti a sviluppare una capacità di saper gestire, all'interno di un progetto complesso pensiamo ad esempio ad un edificio pubblico come un teatro o un museo ad esempio, sia il suo rapporto con la città e quindi con il luogo che è sempre unico e differente da ogni altro, che la componente più minuta come i piccoli dettagli della facciata o la scelta dei materiali e degli arredi. Ci sono grandi architetti che sono stati dei veri maestri in questo senso, pensiamo a Mies van der Rohe o ai “nostri” Carlo Scarpa e Gio Ponti.
«Dalla tua opera: “Ho sempre pensato che la vita è piena di scelte, di bivi e strade perse. Ma che un giorno, chissà dove, e chissà come, tutte quelle strade evitate, scartate, si potranno percorrere, non per curiosità di come la nostra vita terrena sarebbe mutata in un'altra, ma per cogliere in quelle scelte quanto di buono abbiamo abbandonato. Questo gioco del destino molte volte risultò essere l'antidoto migliore dei miei incubi peggiori: spostare l'attenzione su storie diverse da quelle tracciate dalle nostre scelte mi distraeva molto, sino a convincermi che sì, un giorno, chissà in quale altra dimensione, ci sarà data questa possibilità, magari per farci capire meglio la fragilità della vita terrena che abbiamo vissuto. Ovviamente questa mia speranza era come una possibilità di poter viverne un'altra, di vita, magari più felice e giusta”. Peter è un protagonista intenso, e colpisce profondamente il lettore per il modo brutale e sincero con cui descrive la sua sofferenza, la quale diviene quasi una creatura tridimensionale, un mostro da cui non riesce a fuggire. Da suo creatore, quali sono secondo te i punti di forza di questo personaggio?».
Io credo che la tenacia, la perseveranza e una speranza incondizionata che paradossalmente si nutre proprio delle vicende negative della sua vita, non siano solo dei punti di forza del protagonista ma delle vere e proprie medicine che lo salvano e lo tengono in vita. Peter è da prendere come esempio per non scoraggiarsi mai, per non cedere all'abbandono di sé stessi. Inoltre è convinto che dopo la vita terrena ci sarà una sorta di resa dei conti e lui non potrà che trarne vantaggio perché sempre proiettato verso il bene nei confronti del prossimo. Pensiamo a quando rivede la sua amata dopo tanti anni...
«La storia di Peter è intimamente connessa ai luoghi in cui egli approda, instancabile viaggiatore più per necessità che per scelta. Da architetto sai descrivere con perizia le città in cui vive il protagonista: quali funzioni svolgono all'interno del racconto, e quali messaggi cerchi di veicolare attraverso il rapporto di Peter con questi luoghi chiave per la sua evoluzione interiore?»
Approfitto di questa domanda per rispondere anche ad una precedente che riguardava eventuali cenni autobiografici in questa storia: quasi tutti i luoghi e le città descritte nel libro sono posti dove ho abitato o che conosco molto bene. Solo in questi frangenti si può dire che ci sono frammenti narrativi autobiografici. Ho sempre pensato che ogni luogo ha una sua anima. Non succederebbe, se fosse vero il contrario, che quando entriamo in uno spazio sacro oppure quando visitiamo un campo di sterminio, ma anche quando passeggiamo in mezzo alle montagne, in noi si generano dei sentimenti. Questa grande forza dei luoghi, dell'architettura e della natura, influisce sulle nostre vite e le condiziona. Pensiamo alle nostre città e agli interni delle case: io credo siano come dei palinsesti davanti ai quali la nostra vita scorre e si compie. Aldo Rossi disse che «la scena fissa è più forte della vicenda», da qui come architetto ho capito l'importanza dell'architettura e la responsabilità di noi architetti.
«Quali sono tre buoni motivi per i quali è importante leggere il tuo romanzo?»
Mi piacerebbe potesse servire a qualcuno, fosse anche per una singola frase. Mia nipote a soli sedici anni mi disse che le era piaciuta la storia delle pigne del signor Alfredo. Rimasi stupito. lo pensavo fosse un concetto complicato per quell'età, mi fece molto piacere. Oltre a questo credo possa aiutarci a riflettere sul tema del perdono.
«Quali sono le opere e gli autori che hanno maggiormente influenzato il tuo percorso di scrittore?»
Da giovane ero appassionato di Ken Follett, poi ho iniziato con letture più fondative si potrebbe dire. Direi Heinrich Böll, Walter Benjamin, Hermann Hesse, Joseph Roth, Cesare Pavese e Italo Calvino. Adesso sto leggendo Una vita di Italo Svevo.
«Sei già al lavoro su una nuova opera? Puoi darci qualche anticipazione?»
Sì, sto scrivendo un nuovo romanzo, un giallo thriller. E' tutto ambientato nella città di Trieste e in particolare in un hotel vicino a piazza Unità d'Italia. Credo che Trieste, tornando ai concetti espressi prima, si presti molto per essere il palcoscenico di questa vicenda. Il protagonista è uno scrittore e studioso di arte antica.
Vi ringrazio dell'opportunità che mi avete dato.
Contatti
https://www.facebook.com/alessandrotognonscrittore/
https://www.threads.net/@alessandrotognonarchitetto
Link di vendita online
https://www.amazon.it/Carbone-Storia-unanima-errante-Alessandro/dp/8893872161/
https://www.poligrafo.it/carbone
«Di cosa parla il tuo romanzo d'esordio “Carbone. Storia di un'anima errante”?»
Il libro narra la storia di Peter, un uomo costretto a crescere troppo in fretta per dover affrontare le vicissitudini e le tragedie che involontariamente gli si riversano contro.
«Uno dei punti cardine della narrazione risiede in un evento storico che ha stravolto l'Italia degli anni Ottanta e che, individualmente, ha colpito il protagonista dell'opera, Peter, quando era solo un bambino, causandogli un trauma che si rifletterà pesantemente sulla sua vita di adulto. Nel romanzo intrecci sapientemente la dimensione universale con quella privata, aprendo parentesi ben circoscritte nel tempo, e in ordine cronologico sparso, sull'esistenza di un uomo che deve fare i conti con un'opprimente presenza oscura. La storia raccontata è totalmente frutto di immaginazione o vi sono dei riferimenti autobiografici?»
Credo che quella tragedia non vada mai dimenticata, in memoria delle sfortunate persone che erano presenti quel giorno, in un posto dove una resa dei conti vigliacca e terrorista interessò la loro vita e indirettamente influenzò negativamente anche quella di molte altre tra cui appunto il protagonista del libro. Aver scritto in prima persona tutta la storia penso aiuti in episodi come questo a calarsi maggiormente all'interno di certe angosce del protagonista. Quell'accadimento non viene svelato subito perché mi interessava più sottolineare le conseguenze di quel fatto piuttosto che il fatto stesso; inoltre credo che svelare alcuni episodi di un racconto mischiandone le date, generi una sensazione come di sospensione mista a della curiosità nel lettore. Molti hanno apprezzato questa strategia narrativa.
In merito alla questione tra una dimensione universale e una più privata, si potrebbe fare un'analogia con l'architettura: noi questo lo chiamiamo “salto di scala” che invita noi progettisti a sviluppare una capacità di saper gestire, all'interno di un progetto complesso pensiamo ad esempio ad un edificio pubblico come un teatro o un museo ad esempio, sia il suo rapporto con la città e quindi con il luogo che è sempre unico e differente da ogni altro, che la componente più minuta come i piccoli dettagli della facciata o la scelta dei materiali e degli arredi. Ci sono grandi architetti che sono stati dei veri maestri in questo senso, pensiamo a Mies van der Rohe o ai “nostri” Carlo Scarpa e Gio Ponti.
«Dalla tua opera: “Ho sempre pensato che la vita è piena di scelte, di bivi e strade perse. Ma che un giorno, chissà dove, e chissà come, tutte quelle strade evitate, scartate, si potranno percorrere, non per curiosità di come la nostra vita terrena sarebbe mutata in un'altra, ma per cogliere in quelle scelte quanto di buono abbiamo abbandonato. Questo gioco del destino molte volte risultò essere l'antidoto migliore dei miei incubi peggiori: spostare l'attenzione su storie diverse da quelle tracciate dalle nostre scelte mi distraeva molto, sino a convincermi che sì, un giorno, chissà in quale altra dimensione, ci sarà data questa possibilità, magari per farci capire meglio la fragilità della vita terrena che abbiamo vissuto. Ovviamente questa mia speranza era come una possibilità di poter viverne un'altra, di vita, magari più felice e giusta”. Peter è un protagonista intenso, e colpisce profondamente il lettore per il modo brutale e sincero con cui descrive la sua sofferenza, la quale diviene quasi una creatura tridimensionale, un mostro da cui non riesce a fuggire. Da suo creatore, quali sono secondo te i punti di forza di questo personaggio?».
Io credo che la tenacia, la perseveranza e una speranza incondizionata che paradossalmente si nutre proprio delle vicende negative della sua vita, non siano solo dei punti di forza del protagonista ma delle vere e proprie medicine che lo salvano e lo tengono in vita. Peter è da prendere come esempio per non scoraggiarsi mai, per non cedere all'abbandono di sé stessi. Inoltre è convinto che dopo la vita terrena ci sarà una sorta di resa dei conti e lui non potrà che trarne vantaggio perché sempre proiettato verso il bene nei confronti del prossimo. Pensiamo a quando rivede la sua amata dopo tanti anni...
«La storia di Peter è intimamente connessa ai luoghi in cui egli approda, instancabile viaggiatore più per necessità che per scelta. Da architetto sai descrivere con perizia le città in cui vive il protagonista: quali funzioni svolgono all'interno del racconto, e quali messaggi cerchi di veicolare attraverso il rapporto di Peter con questi luoghi chiave per la sua evoluzione interiore?»
Approfitto di questa domanda per rispondere anche ad una precedente che riguardava eventuali cenni autobiografici in questa storia: quasi tutti i luoghi e le città descritte nel libro sono posti dove ho abitato o che conosco molto bene. Solo in questi frangenti si può dire che ci sono frammenti narrativi autobiografici. Ho sempre pensato che ogni luogo ha una sua anima. Non succederebbe, se fosse vero il contrario, che quando entriamo in uno spazio sacro oppure quando visitiamo un campo di sterminio, ma anche quando passeggiamo in mezzo alle montagne, in noi si generano dei sentimenti. Questa grande forza dei luoghi, dell'architettura e della natura, influisce sulle nostre vite e le condiziona. Pensiamo alle nostre città e agli interni delle case: io credo siano come dei palinsesti davanti ai quali la nostra vita scorre e si compie. Aldo Rossi disse che «la scena fissa è più forte della vicenda», da qui come architetto ho capito l'importanza dell'architettura e la responsabilità di noi architetti.
«Quali sono tre buoni motivi per i quali è importante leggere il tuo romanzo?»
Mi piacerebbe potesse servire a qualcuno, fosse anche per una singola frase. Mia nipote a soli sedici anni mi disse che le era piaciuta la storia delle pigne del signor Alfredo. Rimasi stupito. lo pensavo fosse un concetto complicato per quell'età, mi fece molto piacere. Oltre a questo credo possa aiutarci a riflettere sul tema del perdono.
«Quali sono le opere e gli autori che hanno maggiormente influenzato il tuo percorso di scrittore?»
Da giovane ero appassionato di Ken Follett, poi ho iniziato con letture più fondative si potrebbe dire. Direi Heinrich Böll, Walter Benjamin, Hermann Hesse, Joseph Roth, Cesare Pavese e Italo Calvino. Adesso sto leggendo Una vita di Italo Svevo.
«Sei già al lavoro su una nuova opera? Puoi darci qualche anticipazione?»
Sì, sto scrivendo un nuovo romanzo, un giallo thriller. E' tutto ambientato nella città di Trieste e in particolare in un hotel vicino a piazza Unità d'Italia. Credo che Trieste, tornando ai concetti espressi prima, si presti molto per essere il palcoscenico di questa vicenda. Il protagonista è uno scrittore e studioso di arte antica.
Vi ringrazio dell'opportunità che mi avete dato.
Contatti
https://www.facebook.com/alessandrotognonscrittore/
https://www.threads.net/@alessandrotognonarchitetto
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